mercoledì 14 marzo 2012

Foggiapalooza 1.0 - Il report da Sinestesia Urbana


Rimandato due volte causa neve (a Foggia, precisiamo), rimandato una volta per location già occupata, finalmente FOGGIAPALOOZA 1.0 prende vita la sera del 04 marzo.Il mostro di musica prende vita, partorito un po’ per gioco, un po’ per voglia di fare, un po’ con inesperienza, un po’ con troppo gain. Ma cresce in fretta, divora tutto e infine trionfa nella domenica sera foggiana.
Superate più che abbondantemente le cento presenze, superate anche abbondantemente le scorte di birra. La line-up prevede quattro band tutte più o meno di recente formazione.padroni di casa, aprono la serata. Tuniche scure. Sono i Preti Pedofili.Qualche fischio qua e là nell’intro, e subito partono. Ingranano più che bene i datori di messa. Voci sofferenti e cupe che s’innalzano perfettamente in quella mirabolante implosione di melodie trascinanti e trascinate. Possenti, come il Golem di cui parla il loro primo cd.Si avvertono i passi del golem, ad ogni rintocco del basso di Nicola, ad ogni colpo inferto dal batterista Francesco, ad ogni frase gridata dal terzo prete Andrea Strippoli.



Gli spettatori non ballano né parlano tra di loro, tutti assorti nell’ascolto di quella musica nient’affatto comune e decisamente ricercata. Per diversi minuti, non scatto nessuna fotografia. Vengo totalmente assorbito dalla quel magnete musicale che i ragazzi riescono a creare.Finisce la messa, via le tuniche.Al microfono pubblicizzo il sito di Sinestesia Urbana sotto invito di Andrea, non lo ringrazio abbastanza e vado via a prendere in giro il buon Maurizio che in mancanza di timbro, con un pennarello imbratta le mani ai nuovi arrivati.La differenza è abissale, spiazza eppure non stona. Già poiché si passa dai Preti Pedofili al britpop degli Sterofab.Un po’ di sollievo per coloro i quali non sono abituati alle melodie dei Preti.

Le canzoni sono morbide e orecchiabili, diretto il basso di Stelvio nel dare manforte alla batterista Fabrizia rigorosamente salutatata dal pubblico ad ogni canzone.

Precisa e “british” la voce del chitarrista-cantante Robbo che tra una canzone ed un’altra, porta il pubblico saltellante lungo un costante e sempre coerente genere britpop.Un fotografo, uno in gamba, mi da qualche consiglio su come fare foto decenti. Gli devo una birra.Do la birra al fotografo, faccio un giro di ronda tra le bancarelle. I cd dei Preti Pedofili vengono venduti, i cd dei Blind Cows altrettanto.Qualche scatto sul lato opposto della sala ai tanti quadri messi in esposizione. Parlano di musica, parlano di arte. Sono arte. Sono fellice della loro presenza. Sono fuori, Maurizio ci da dentro. Inizia a imbrattare chiunque gli si avvicini, lo evito con cura. Nuovamente dentro, la prima metà del concerto è andata, ma la notte è ancora giovane.
Meno giovane è il terzo gruppo, di vecchia formazione, affiatati come pochi.I Big Snails’ Crunch.

Gispette, Sergio, Enrico e Antonio. Muro di suono pazzesco, forse troppo. Subito dico ad uno dei due chitarristi di abbassare un po’. Gispette alla voce e al basso, mi guarda incerto. Gli faccio segno che sta andando alla grande, ed ecco finalmente esplodere le Lumache.

Batterista onnipresente, deciso e sicuro di sé. Le due chitarre allo stesso livello, piene e possenti. Un basso che suona da solo, mentre quella voce s’alterna tra parti dolci e parti violente. Il proprietario mi inizia a dire che devono abbassare, ma poco mi importa. Vanno bene così, il muro di suono c’è e i TBSC hanno un unico credo: il volume non è mai abbastanza alto.Sono fuori, Maurizio mi ricorda che deve suonare e che non può rimanere all’ingresso a imbrattare le mani altrui. Ha ragione e per di più questo mese è stato anche puntuale nel consegnare l’articolo. S’inizia a f ar tardi, un po’ di gente se ne va, forse troppa, ma il quarto ed ultimo gruppo non si lascia intimorire. Irrompe subito Raffaele alla voce, in una melodia andante e crescente con la quale lo accompagnano i suoi colleghi Aldo, Mauz e Luigi, saluta Lucio Dalla da poco venuto a mancare. Gli Anticorpy si manifestano, in un sano rock italiano.


Molto coinvolgimento con il pubblico, lo apprezzo. Si mischiano con i propri fedelissimi e più di una volta Aldo si lascia quasi abbracciare da questi. Ha qualche scazzo con il suo amplificatore, noto il suo nervosismo ma lo sento suonare alla grande, con entrambe le chitarre.Maurizio...ah eccolo sotto la sua amata maschera, mentre il cantante si lega al collo un cartellone con su scritto “Monotonia cercasi”. Mi riprometto di leggerne i testi.Finisce il Foggiapalooza 1.0, c’è da dare passaggi a destra e a manca, da smontare tutta la strumentazione, da fumarsi la “famosa ultima sigaretta” e la promessa di non far passare troppo tempo fino alla prossima edizione del Foggiapalooza.Siamo riusciti in qualcosa di grande, semplice e immediato.Grazie di cuore a tutti voi.
Uno dello Staff

p.s. Per tutte le altre foto della serata visitate la pagina facebook di Sinestesia Urbana!

Nessun commento:

Posta un commento